Vuoi imparare a sfocare lo sfondo delle tue immagini?
In un ritratto potrebbe essere fondamentale per concentrare l’attenzione sul soggetto e isolarlo da uno scenario poco interessante.
Per ottenere questo effetto dovrai riuscire a padroneggiare la profondità di campo, ovvero l’area dell’immagine che i nostri occhi apprezzano come nitida, davanti e dietro al piano focale.
Quali sono i fattori che influenzano la profondità di campo?
1. L’apertura del diaframma;
2. La distanza (o lunghezza) focale dell’obiettivo;
3. La distanza tra la fotocamera e il piano di messa a fuoco.
Iniziamo con il primo, osservando l’immagine in basso.
Il grafico mostra come, mantenendo la stessa distanza tra la fotocamera e Mario (4,5 m), la stessa distanza focale nell’obiettivo (ad esempio 70 mm) e differenti aperture del diaframma (f2.8 – f8 – f22), otterremo risultati diversi di profondità di campo.
A maggiore apertura (f2.8), minore PdC.
A minore apertura (f22), maggiore PdC.
Anche in questo caso la distanza tra la fotocamera e Mario è la stessa (4,5 m), ipotizziamo che anche il diaframma sia uguale (f8), l’unica variabile è la distanza focale del nostro obiettivo (35mm – 60mm – 100mm).
A maggiore distanza focale (100mm), minore PdC.
A minore distanza focale (35mm), maggiore PdC.
In quest’ultimo grafico ipotizziamo di mantenere una stessa distanza focale (80mm) e diaframma (f5.6), l’unica variabile è la distanza tra fotocamera e Mario (1,5 – 3 – 4,5 m).
A maggiore distanza tra la fotocamera e il soggetto (4.5m), maggiore PdC.
A minore distanza (1.5m), minore PdC.
Qui in basso ti riporto alcuni esempi realizzati mantenendo una stessa distanza al piano di messa a fuoco 1.5 m, stessa distanza focale dell’obiettivo (70mm) e differenti aperture del diaframma (f4 – f8 – f22). Ho mantenuto il fuoco sull’elemento intermedio (Segreto Tibet, libro a sinistra del riquadro, un capolavoro di Fosco Maraini che ti suggerisco di leggere) e effettuato in seguito un ritaglio uguale nelle 3 immagini per evidenziare le differenze in profondità di campo.
La PdC nella tua immagine varierà in base alla combinazione dei 3 elementi descritti in alto. Con un teleobiettivo sarà più facile ottenere l’effetto sfocato, il contrario con un grandangolare.
Come applico la profondità di campo alle mie fotografie?
In un paesaggio quasi sicuramente vorrai ottenere il massimo dettaglio nell’immagine. Ti conviene quindi utilizzare un treppiede, così da poter impostare un valore di velocità di otturazione più basso e un diaframma chiuso, al fine di aumentare la profondità di campo.
In un ritratto o un dettaglio, potrebbe essere ideale sfocare lo sfondo per attirare l’attenzione sull’elemento principale della nostra immagine. Otterremo questo risultato con un diaframma aperto e la combinazione con almeno uno degli altri due fattori (larga distanza focale dell’obiettivo o corta distanza tra la fotocamera e il piano di messa a fuoco).
Esercizi:
Usa un treppiede, posiziona 3 oggetti (a una stessa distanza l’uno con l’altro) su una tavola e fai differenti prove con un lente zoom per osservare come cambia la profondità di campo:
1. Mantieni la stessa distanza focale dell’obiettivo e distanza al piano di messa a fuoco, con tre aperture del diaframma differenti.
2. Mantieni la stessa apertura del diaframma e distanza al piano di messa a fuoco, con tre differenti distanze focali.
3. Mantieni la stessa apertura del diaframma e distanza focale, variando in questo caso, la distanza al piano di messa a fuoco, ossia muovendo il treppiede.
Importante: mantieni gli oggetti nelle stesse posizioni, come anche il treppiede, che andrai a muovere solo nell’ultima prova. Posiziona il punto di messa a fuoco sempre sullo stesso oggetto.
Spero che la spiegazione sia stata chiara e gli esempi ed esercizi riportati ti siano utili a consolidare questo concetto. La profondità di campo è un’aspetto fondamentale della fotografia, a livello tecnico e creativo. Se hai ancora qualche dubbio a riguardo puoi scrivermi nei commenti qui sotto.