Intervista a Alessandro Vannucci, fotografo e tour leader

Per questa intervista voliamo nel Sud-Est asiatico, in Cambogia, un paese dalla storia gloriosa e turbolenta che attira viaggiatori da tutto il mondo grazie alla sua architettura, arte e tradizioni risalenti all’epoca della dinastia Khmer. Lo facciamo attraverso l’esperienza del fotografo italiano Alessandro Vannucci.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia per andare a vivere in Cambogia?

Nel 2008 ho deciso di realizzare un’esperienza di volontariato in Cambogia. Un paese che avevo conosciuto anni prima come turista e mi era rimasto nel cuore.

Conclusi i 3 mesi di volontariato sono rientrato in Italia come da programma ma, arrivate le vacanze estive, senza pensarci troppo su, sono tornato in Cambogia per atri 3 mesi.

Quello straordinario angolo d’ Asia mi stava richiamando e in quel momento ho capito che sarebbe diventata la mia nuova casa.

Monks at the Kulen Waterfalls in Cambodia
Monaci alle cascate di Kulen - © Alessandro Vannucci

Da dove nasce la tua passione per la fotografia?

Mi avvicino alla fotografia negli anni ’90, in occasione dei miei primi viaggi per il mondo, grazie ad una compattona Pentax di mia mamma. 

Nel 2006, prendo parte ad una spedizione nel deserto del Niger con un’associazione di astrofili. Quel viaggio mi porta a vivere un cambio importante nel mio modo di vedere la fotografia.

Imparando dall’esperienza di un paio di amici e fotografi professionisti aspetti fondamentali: come approcciare la gente, gestire la luce. ecc. Da quel momento si apre un mondo.

Il digitale fa nascere in me anche l’amore per la post-produzione, che ritengo una parte imprescindibile nel mondo odierno della fotografia.

Che genere di fotografia di identifica di più?

Indubbiamente il reportage. Ho iniziato come molti con la fotografia di paesaggio, per passare al ritratto durante le mie spedizioni in Africa. Oggi trovo più soddisfazione nel documentare la vita delle persone che incontro durante i miei viaggi.

Da quando vivo in Cambogia mi sono particolarmente appassionato alla cultura e alle tradizioni buddiste, con i monaci come protagonisti delle mie immagini.

Anni fa iniziai una ricerca fotografica sulla tradizione del Sak Yant, tatuaggi sacri realizzati da alcuni monaci che si crede abbiano particolari poteri magici.

Sak Yant tatoos in Cambodia
Tatuaggio Sak Yant - © Alessandro Vannucci

Qual’è il tuo obiettivo preferito e perchè?

Senza dubbio il Nikon 24mm f 1.4. Dopo anni passati usando lenti zoom e uno zaino pesante, ho trovato la mia focale perfetta.

Mi permette di entrare in azione senza essere troppo invadente e allo stesso tempo realizzare ritratti che mostrino dettagli dell’ambiente in cui vivono i miei soggetti. Facendo sempre attenzione alla distorsione generata da queste lenti a corta distanza focale.

Ultimamente mi sono avvicinato al 35mm. Possiedo una piccola Fuji con focale fissa di 35mm e la trovo più semplice da usare del 24mm, anche se meno “emozionante”: il 24mm mi permette di avvicinarmi ed entrare meglio nella scena che sto fotografando, rendendo le immagini emotivamente più coinvolgenti.

Qual’è il fotografo che ti ha influenzato di più lungo il cammino?

All’inizio quando scattavo molti ritratti sicuramente Steve McCurry, come immagino molti fotografi di viaggio. Oggi seguo diversi fotografi su Instagram come Roberto Cristaudo, che si dedica ai viaggi, e Riccardo Magherini, che ha uno stile unico e surreale per rappresentare la complessità delle megalopoli asiatiche.

Che tipo di attività organizzi in Cambogia?

Organizzo viaggi e workshop fotografici. Durante queste attività, oltre a fare da guida, insegno ai partecipanti come sfruttare al meglio la macchina fotografica, inquadrare, conoscere la luce e selezionare ed editare le immagini con un programma come Lightroom o Photoshop.

Nel 2011 ho fondato Angkor Travel Photography, un Tour Operator specializzato in viaggi fotografici. All’inizio ero da solo e coprivo fondamentalmente l’area di Angkor e qualche zona della Cambogia. Oggi siamo in 3 soci e organizziamo viaggi fotografici in tutto il Sud Est Asiatico, fino all’India, Uzbekistan e presto altre mete.

3 luoghi/festivals da non perdere in Cambogia

A parte il complesso templare di Angkor non si possono perdere i villaggi galleggianti e su palafitte intorno al lago Tonle Sap, specialmente durante la stagione delle piogge. Sono una fonte inesauribile di opportunità fotografiche, specialmente a chi è interessato alla fotografia di ritratto e reportage.

Tonle Sap fisherman in Cambodia
Pescatore del lago Tonle Sap - © Alessandro Vannucci

Un festival particolarmente fotogenico è Pchum Ben (tra settembre e ottobre a seconda del calendario lunare), quando la gente va nei monasteri buddisti per rendere omaggio ai cari defunti. Le celebrazioni si svolgono anche di notte, spesso a lume di candela, con i monaci che cantano e pregano.

water blessing in Cambodia
Benedizione con acqua - © Alessandro Vannucci

Molto fotogenici anche i Buddha Days (ogni 7/8 giorni, a seconda del calendario lunare). In questi giorni le attività nei monasteri sono particolarmente frenetiche, offrendoci diverse opportunità fotografiche tipo la “benedizione con l’acqua”, un rituale sacro che risale a tempi antichi in cui il monaco versa sui fedeli dell’acqua consacrata per purificare e portare buona sorte.

Lascia un commento

Potrebbe interessarti anche..

Benvenuti nel mio blog sulla fotografia di viaggi!

about nicholas tinelli

Sono Nicholas, un fotografo di viaggi e ritratti con passione per la scrittura.

In questo blog, condivido articoli sulla fotografia di viaggi, la mia esperienza personale, consigli, e informazioni sulle attività che organizzo.

RIMANI IN CONTATTO!